Attrezzatura fotografica: Sony Alpha 7III + Sony Alpha 7IV+ Sony alpha 7rII
Sony 14mm 1.8 gm, Sony 85mm 1.4, Sony 70-200 gm 2.8, Canon 16-35 f4, Zeiss Batis 18mm 2.8
Tripod : Sirui L-324 / Sirui am-284 +A -10r
dji Mavic mini 3 pro
Chilometri perscorsi: 2300
Periodo : Maggio 2025
Mont-Saint-Michel è uno dei luoghi più iconici d’Europa, sospeso tra storia, maree e leggenda.
Situato al confine tra Normandia e Bretagna, è un isolotto roccioso sormontato da un’abbazia benedettina, oggi patrimonio mondiale dell’UNESCO.
Origini e storia:
Le prime costruzioni risalgono all’VIII secolo, ma è nel Medioevo che Mont-Saint-Michel diventa un importante centro di pellegrinaggio e un capolavoro dell’architettura gotica.
Maree uniche:
Il sito è famoso per le sue maree estreme: l’acqua può avanzare fino a 15 km e tornare in poche ore. In certe condizioni, Mont-Saint-Michel sembra fluttuare nel vuoto.
Architettura e spiritualità:
La struttura dell’abbazia è un capolavoro verticale: una “Gerusalemme celeste” che si innalza verso il cielo, costruita per rappresentare la fede che domina la materia.
Avevo studiato le maree nei giorni precedenti e sapevo che al tramonto la sabbia si sarebbe riempita di piccole pozze d’acqua.
Ho cercato l’allineamento perfetto per ottenere questo riflesso simmetrico, mentre il cielo si muoveva lentamente sopra le mura.
Fotografare Mont-Saint-Michel è una sfida di pazienza e osservazione: solo pochi minuti e la scena cambia completamente.
Quello che vedete è il risultato di quell’attesa.
📍 Le Mont-Saint-Michel, Normandia – Francia
Il faro di Petit Minou è uno dei più affascinanti della costa bretone, situato nel comune di Plouzané, all’ingresso della rada di Brest. Collegato alla terraferma da un elegante ponte in pietra curva, sembra un guardiano solitario affacciato sull’oceano.
Costruzione:
Il faro fu costruito nel 1848 per guidare le navi verso il porto di Brest, segnalando l’ingresso sicuro attraverso uno dei passaggi più strategici e insidiosi della costa atlantica francese.
Nome curioso:
“Minou” deriverebbe da una parola bretone antica che significa "bocca" o "passaggio stretto", in riferimento alla posizione del faro davanti allo stretto marittimo.
Architettura e visibilità:
La sua altezza è di 26 metri e la sua luce è visibile fino a 35 km di distanza. È automatizzato dal 1989, ma mantiene intatto il fascino dei fari tradizionali, con il suo stile robusto e
marinaro.
Avevo visto molte foto di questo faro, ma volevo viverlo nella luce che più mi rappresenta: quella dorata del tramonto, che accarezza le rocce e calma il mare.
La curva del sentiero in pietra, il silenzio del vento, la vista che si apre improvvisamente sull’oceano: tutto in questo luogo ti invita a rallentare, osservare, ascoltare.
Il faro di Saint-Mathieu è uno dei più suggestivi della costa bretone, situato vicino a Plougonvelin, a pochi chilometri da Brest. Sorge accanto alle rovine dell’antica abbazia benedettina di Saint-Mathieu-de-Fine-Terre, in un luogo dove storia e natura si incontrano in modo unico.
🔎 Approfondimento
Origini e storia:
Il faro è stato costruito nel 1835 per segnalare l’ingresso nel porto di Brest e aiutare la navigazione nella rada. È alto 37 metri e la sua luce è visibile fino a 55 km, grazie a un potente
sistema ottico.
Il complesso abbaziale:
Accanto al faro si trovano i resti dell’abbazia, risalente al XI secolo, un tempo centro spirituale e culturale tra i più importanti della regione. Oggi rimane un sito ricco di fascino, in
perfetta armonia con il paesaggio marittimo.
Atmosfera:
Il contrasto tra le rovine medievali, la torre bianca e rossa del faro e le scogliere a picco sull’Atlantico crea uno scenario mozzafiato, ideale per la fotografia paesaggistica e per vivere
momenti di riflessione al tramonto.
✨ Perché l’ho fotografato?
Saint-Mathieu unisce in modo raro architettura, natura e storia. Ho scelto di fotografarlo al tramonto per catturare i colori caldi della luce, il mare calmo e l’atmosfera silenziosa che avvolge questo luogo.
Il tempo sembrava fermarsi: la luce scivolava sulle rocce, le onde si muovevano appena, e le rovine ricordavano quanto sia fragile — e prezioso — il nostro patrimonio.
📍 Saint-Mathieu, Plougonvelin – Bretagna, Francia
Il faro di Ploumanac’h, conosciuto anche come Phare de Mean Ruz, si trova lungo la suggestiva Costa di Granito Rosa, vicino a Perros-Guirec. La sua torre di granito si erge in perfetta armonia con le rocce circostanti, creando uno dei panorami più iconici della Bretagna. È un luogo dove la natura scolpisce il paesaggio con forme uniche e la luce dell’oceano atlantico cambia continuamente la scena.
🔎 Approfondimento
Origini e storia:
Il faro originale fu costruito nel 1860 per guidare le navi lungo la costa costellata di scogli. Distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale, venne ricostruito nel 1946 con il tipico granito
rosa locale, diventando simbolo del borgo e della regione. La sua luce è visibile fino a 16 miglia nautiche.
Il contesto naturale:
Il faro è circondato dalle spettacolari formazioni rocciose della Côte de Granit Rose, modellate nei secoli dall’azione del vento e delle maree.
Questo paesaggio unico attira viaggiatori, fotografi e camminatori, regalando scenari sempre diversi a seconda dell’ora e delle condizioni meteo.
Atmosfera:
All’alba, i colori del cielo si fondono con i toni caldi delle rocce, creando un gioco di sfumature che rende il luogo quasi surreale. Il contrasto tra la solidità del granito e la fluidità del
mare in movimento offre un’atmosfera poetica e contemplativa.
✨ Perché l’ho fotografato?
Ho scelto di fotografare il Phare de Ploumanac’h all’alba per catturare la delicatezza dei primi raggi di luce che illuminano le rocce rosa e il
faro. La lunga esposizione ha permesso di ammorbidire il mare e le nuvole, esaltando il contrasto tra la fermezza della pietra e il movimento della natura. È un luogo che incanta e invita a
riflettere sulla forza del tempo, capace di scolpire paesaggi eterni.
📍 Ploumanac’h, Perros-Guirec – Bretagna, Francia
“Un viaggio non inizia nel momento in cui partiamo né finisce nel momento in cui raggiungiamo la meta. I realtà comincia molto prima e non finisce mai, dato che il nastro dei ricordi continua a scorrerci dentro anche dopo che ci siamo fermati. È il virus del viaggio, malattia sostanzialmente incurabile”